E’ opinione comune che le piante debbano essere potate, e magari anche energicamente.  Questa convinzione deriva dal fatto che a causa delle potature le piante reagiscono emettendo foglie nuove di maggiore dimensione e in grande quantità. E’ quindi naturale pensare che questa reazione sia una espressione di nuovo grande vigore e che quindi la potatura sia una pratica utile perché la pianta reagisce con forza. E’ la stessa credenza, che circolava in passato, che consigliava di tagliare i capelli per rinforzarli, oggi sappiamo che non è così! E non è così nemmeno per le piante, stiamo solo interpretando in modo scorretto una reazione della pianta che ci indica invece di trovarsi in sofferenza a causa della sottrazione, con la potatura, di una parte del suo apparato fogliare.

Le foglie, infatti, hanno il compito di fornire energia alla pianta e la superficie fogliare della loro chioma è necessaria per la loro vita. Sono le foglie, per esempio, che permettono alle radici che stanno sottoterra e non possono fare fotosintesi, di crescere e di svolgere le loro preziose funzioni.

Con la potatura ne togliamo una parte e la pianta reagisce aumentando la superficie di quelle rimaste nel tentativo di pareggiare la superficie fogliare persa. In pratica è come se avessimo messo a dieta la pianta e lei cerca di compensare le calorie che le mancano.

Qualcuno pensa anche che la potatura serva ad aumentare la produzione di gemme a fiore. Questo pensiero deriva dal fatto che in frutticoltura la pratica della potatura è molto diffusa e viene praticata ogni anno. Nell’immaginario collettivo, dato che i frutti derivano dai fiori, vi è la convinzione che lo scopo di tali interventi sia l’aumento della fioritura per avere più frutta! Anche in questo caso il sillogismo non sta in piedi perché si parte da una premessa sbagliata. In frutticoltura la potatura non serve ad aumentare la produzione di fiori, ma a regolarla in modo da non avere tanti frutti piccolini o che la pianta non riesce a portare a maturazione, ma per averne, al contrario, in minor numero, più grossi e maturi. Quindi si pota per ridurre la quantità di fiori.  Bisogna anche riflettere su un fatto assolutamente evidente: le piante hanno l’obiettivo di fiorire il più possibile per avere maggiore probabilità di produrre semi che possano permettere alla specie di diffondersi. Se la potatura servisse a questo scopo la Natura avrebbe inventato dei maccanismi di autopotatura, non avrebbe certo atteso gli umani con le forbici per portare a termine il compito!

Un esempio eclatante è la Forsizia, i vecchi testi di potatura consigliano di eliminare tutti i rami che hanno fiorito, dato che durante l’estate se ne formeranno di nuovi con le gemme a fiore, dando come spiegazione che la Forsizia fiorisce sui rami di 1 anno.

Gemme su un ramo di Forsizia di un anno
Gemme su un ramo di Forsizia di un anno

Ma la Forsizia fiorisce sui rami di almeno un anno e quindi quegli stessi rami potrebbero portare, nell’anno successivo, altre gemme a fiore aumentandone il numero.  Basta contare quante gemme ci sono sul ramo di 1 anno e quante ce ne sono su quello di 2 anni. E’ chiaro quindi che meno la si pota e più fiori produce.

Ramo di due anni di Forsizia

Quindi se la potatura non serve e non fa bene alle piante, dobbiamo avere uno scopo, un obbiettivo preciso o una motivazione pratica per farla e mai eccedendo nella quantità di vegetazione che viene eliminata, l’ideale sarebbe non asportarne mai più di un terzo.