Un po’ di storia
Per l’Italia l’ortoterapia, conosciuta anche con il termine inglese “Horticultural Therapy”, è una scoperta recente, ma le radici dell’ortoterapia si possono far risalire addirittura al 1660, quando, inconsapevolmente e decisamente per caso, venne richiesto ai cittadini britannici in condizioni di povertà ricoverati negli ospedali e non in grado di pagarsi l’assistenza medica, di prendersi cura, durante il ricovero, del giardino dell’ospedale in cambio delle cure.
Con meraviglia del personale medico non solo ai pazienti non dispiaceva affatto occuparsi del giardino ma sembrava che questa attività fosse molto utile perché il loro miglioramento e le risposte alle cure erano migliori rispetto a quelle dei malati più abbienti a cui non veniva richiesta questa attività. A quel tempo dai medici non venne compresa l’importanza di questa constatazione e quindi non venne considerata una vera e propria terapia.
Solo nel 1812 venne di nuovo alla luce il concetto di ortoterapia, quando Benjamin Rush pubblicò “Medical inquiries and observation upon diseases of the mind” (Quesiti e osservazioni mediche sui disturbi della mente) in cui scrisse che le persone che soffrivano di patologie psichiatriche presentavano dei miglioramenti quando si occupavano di lavori manuali, al contrario dei pazienti che non erano occupati che si spegnevano lentamente in un inesorabile disinteresse per la vita.
Da allora queste scoperte, così innovative e interessanti, si diffusero rapidamente in Europa e negli Stati Uniti.
Dal 1812 ad oggi, infatti, in tutta Europa, Spagna, Francia, Inghilterra, ecc., si sono diffuse varie esperienze in cui l’attività manuale in agricoltura o giardinaggio è stata utilizzata come coadiuvante nella cura delle malattie mentali.
Ma il termine “horticultural therapy”, fu coniato nel ‘900 dalla famiglia Menninger per riferirsi ad attività di giardinaggio condotte con pazienti psichiatrici; le attività di giardinaggio, infatti, erano parte integrante del trattamento dei loro pazienti, e avevano fondato una clinica nel 1925 utilizzando l’orticoltura come cura per i loro pazienti.
Arriviamo, quindi, al 1988 quando viene fondata la American Horticultural Therapy Association (AHTA). L’associazione ha lo scopo di incentivare, a livello internazionale, l’utilizzo dell’orticoltura come valido strumento terapeutico e riabilitativo e di migliorare i risultati dei programmi che scelgono di utilizzare questo mezzo riabilitativo.
E in Italia? In Italia, in passato, si è forse intuito che il contatto con le piante e la natura poteva avere degli effetti benefici sui pazienti con malattie mentali, i manicomi, infatti, erano spesso immersi in grandi parchi o circondati da giardini dove i malati potevano passeggiare. Anche gli ospedali un tempo erano costituiti da padiglioni immersi nel verde, forse nella inconscia consapevolezza che passeggiare nel verde potesse essere utile, ma forse più realisticamente, gradito ai pazienti e al personale dell’ospedale, una fruizione passiva, quindi, una sorta di Healing garden.
Rispetto a quello che è successo negli altri paesi ancora oggi in Italia l’ortoterapia è poco conosciuta e poco utilizzata come “terapia” ma più frequentemente viene considerata una attività di tipo occupazionale o utilizzata in modo improvvisato.
Nel 2013 è nata Ass.I.Ort. Associazione Italiana per l’Ortoterapia con lo scopo definire e promuovere le linee guida per l’esercizio professionale dell’Ortoterapia e di sviluppare le conoscenze culturali, scientifiche, professionali applicate all’ortoterapia.
Ass.I.Ort continua a promuovere conoscenza e preparazione specifica su questo particolarissimo tema grazie alla realizzazione di eventi, vengono infatti organizzati incontri, seminari, corsi e convegni locali oltre all’annuale Congresso Nazionale.